COLORE INDACO

QUALITA’: VISIONE, INTUIZIONE, IMMAGINAZIONE.

A questo punto del viaggio riesco a cogliere molto di più di quello che sembra. Penetro con gli occhi della mente intuitiva la materia e vado oltre le apparenze. Svelo la realtà. Non c’è separazione tra le dimensioni, tutto è unito. La morte non esiste come noi la immaginiamo. E’ solo un passaggio di dimensione. Vedo oltre le innumerevoli porte del tempo e dello spazio.

Inspiro lentamente e mi focalizzo nel centro tra le sopracciglia, espirando soffio via ciò che appesantisce la mente. Emano la vocale E (chiusa) con tonalità acuta immaginando che esca del mio terzo occhio.

E ripeto in me:

“Io sono”

LE TORSIONI

Le posizioni di torsione della colonna vertebrale sono delle posture che portano innumerevoli benefici. Ho scelto di inserirle nella zona Indaco perchè nel lavoro delle torsioni produco un movimento a spirale della colonna vertebrale stimolando così notevolmente la muscolatura paravertebrale e tutti i centri energetici. Mi connetto all’energia che si risveglia con la posizione e mantengo lo sguardo focalizzato in un punto che andrò a spostare gradualmente mentre avanzo con la posizione. Le posizioni delle torsioni prendono i nomi dei saggi Bharadvaja, Matsyendra, Marichy. Quindi significa che queste posizioni stimolano in noi la qualità corrispondente: la saggezza, la visione, l’intuizione. Grazie alle posizioni di torsione riesco a guardare oltre la mia zona di confort che è quella frontale per occuparmi di guardare oltre, di ampliare i miei orizzonti e tornare con una visione molto più chiara. Il lavoro è molto più profondo e intenso se mantengo l’attenzione sul respiro e se tengo lo sguardo fisso senza sbattere le palpebre.

 

BHARADVAJASANA

Bharadvaja è il nome di uno dei sette leggendari mistici che secondo la tradizione induista hanno composto i Veda. Questa posizione è nota quindi come “la posizione del saggio Bharadvaja” o “la torsione di Baradvaja”.

Secondo la tradizione induista, quando sulla terra comparvero le malattie a ostacolare la vita degli esseri viventi, un gruppo di saggi provenienti da ogni angolo della terra si riunirono sulle pendici dell’Himalaya per trovare un rimedio al problema. Con questo arduo compito in mente iniziarono a meditare. Indra, il Signore degli Dei, venne loro in aiuto, dicendo loro che li avrebbe istruiti sul modo corretto per contrastare le malattie. I saggi scelsero quindi Bharadvaja, che secondo loro era il più appropriato per seguire Indra e imparare gli insegnamenti dell’Ayurveda. Al suo ritorno Bharadvaja impartì la sua conoscenza ad Atreya che ebbe a sua volta sei discepoli, ognuno dei quali scrisse un trattato di Ayurveda.

Il grande saggio Bharadvaja ci insegna la prima torsione semplice che si esegue partendo dalla posizione seduta a gambe incrociate.

La prima cosa da fare è quella di allungare la colonna vertebrale verso l’alto immaginando un asse verticale che ci attraversa e ci compenetra dalla testa al perineo. Apro il varco del perineo e affondo le radici nella Terra, sentendole scendere profondamente e darmi radicamento. Sento delle radici sottili che dal centro della testa mi portano in alto verso una fonte di Luce. Mi aiuto con le mani laterali alle natiche a sostenere questo allungamento iniziale. Inspiro ed espirando porto la mano destra dietro appoggiando i polpastrelli delle dita mentre la mano sinistra blocca il ginocchio destro permettendomi di aumentare la torsione. La torsione parte dalle vertebre lombari fino a quelle cervicali. Evolvo la posizione focalizzandomi sul respiro. Inspirando continuo ad allungare la colonna verso l’alto espirando aumento un pò la torsione. Mantengo lo sguardo fisso in un punto che immagino di colore Indaco. Sono nella presenza del respiro e mi fondo con l’oggetto che sto osservando. Chi sono? L’osservatore.

 

MARICHYASANA

Marichyasana prende il nome dalla parola sanscrita marichi, che significa “raggio di luce”. Nella mitologia Indiana, Marichi era uno dei figli di Brahma, il creatore divino, ed era il capo dei Maruti, “gli splendenti”. Marichi inoltre era uno dei veggenti (rishi), che intuitivamente riuscivano a “vedere” e dichiarare la legge divina dell’universo (dharma).

Nella sua versione più semplice stendo la gamba destra e piego la sinistra. Mantenendo la schiena diritta vado in torsione verso destra aiutandomi a fare perno con la mano sinistra dietro mentre la mano destra si aggancia alla gamba distesa. Come nella posizione precedente  evolvo la posizione focalizzandomi sul respiro. Inspirando continuo ad allungare la colonna verso l’alto espirando aumento un pò la torsione. Mantengo lo sguardo fisso in un punto che immagino di colore Indaco. Sono nella presenza del respiro e mi fondo con l’oggetto che sto osservando. Chi sono?L’osservatore.

 

ARDHA MATSYENDRASANA

Il nome di questa asana deriva dal sanscrito ardha che significa “metà” e Matsyendra, ” il signore dei pesci” (da matsya “pesce” e indra “signore”), che è il nome di uno personaggio mitologico induista, il primo praticante e scopritore dello yoga.

La leggenda vuole che egli, nato sotto una stella sfortunata, venne inghiottito da un pesce in tenera età e visse nella sua pancia per 12 anni. Da qui ne uscì solo dopo aver raggiunto l’Illuminazione grazie a Shiva. Il dio Shiva infatti si manifestò sul fondo dell’oceano per insegnare la pratica dello yoga a Parvati. Ma nel mentre passò questi preziosi insegnamenti anche a Matsyendra, che lo poteva ascoltare attraverso la pancia del pesce che lo aveva inghiottito anni prima.

Ardha Matsyendrasana viene tradotta quindi come la “mezza posizione del signore dei pesci”. Secondo i libri della tradizione yogica, infati, Matsyendra riusciva a piegare il busto con una rotazione di 180 gradi, movimento che risulta ovviamente impossibile per i praticanti moderni. Per questa ragione la posizione di Matsyendra viene preceduta da ardha, con il significato letterale di “metà della posizione di Matsyendra”.

Eseguiamo la posizione nella variante più semplice. Da seduti con le gambe distese piego la gamba sinistra e porto il piede all’esterno della gamba destra. Prendo con la mano destra il ginocchio sinistro iniziando la prima parte di torsione, poi porto la mano sinistra dietro in appoggio sui polpastrelli e continuo la direzione a spirale della torsione. Mantengo le spalle rilassate e respiro profondamente mentre aumento gradualmente la torsione espirando. Lo sguardo rimane fermo e immobile. Contemplo lo spazio tra me e il punto che fisso.

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